martedì 14 aprile 2015

Compassione

  Compassione è probabilmente una delle parole più travisate nel nostro lessico. Ormai tutti noi la associamo a un sentimento poco nobile, che a tratti può sfociare nello scherno o nello sprezzo nei confronti di una data persona o avvenimento: "Guarda, provo quasi compassione per te!".
  In realtà, all'origine di questa parola c'è un significato molto profondo e ben diverso.
Tenendo conto della sua origine, ossia dal latino cum patior (soffro con) e dal greco sym patheia (simpatia, nel senso di "provare emozioni con"), tale sentimento cambia del tutto aspetto e diventa la compartecipazione ai dolori e alle sofferenze altrui, e alla volontà di alleviarle.
  La compassione non si presenta sempre uguale per tutti; in ogni caso, può sorgere quando ci troviamo di fronte a una sofferenza molto importante e quando noi stessi sentiamo quanto quella situazione ci è vicina perché l'abbiamo già provata o potremmo provarla.
 Come in questa fotografia di Samuel Aranda, che si trovava in Yemen durante le proteste del 2011, la quale racconta non solo una angosciosa guerra ma anche i terribili attimi di quelle due persone. La donna ha tra le braccia un suo parente ferito e si fa carico lei stessa del dolore provato, lo comprende e non è spaventata dall'accoglierlo.
Sofferenza e compassione sembrano unirsi per protestare e sconfiggere le ingiustizie dell'umanità.

La compassione è la più importante e forse l’unica legge di vita dell’umanità intera.
Fëdor Dostoevskij, L'idiota, 1869



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