martedì 7 luglio 2015

Autolesionismo

  L'idea di questo post è nata a seguito della visione di uno spezzone del film Waking Life, il quale tratta con ampio respiro dell'autolesionismo.
Il film non è molto conosciuto, ma consiglio di vederlo poiché lo trovo interessante per la grande quantità di riflessioni proposte.


  In questo caso vorrei analizzare non solo l'autolesionismo di carattere psicologico ma anche, come suggerisce il video qui sopra, il legame che questo stesso disturbo ha con la società che conosciamo e in cui viviamo.
  Per non rendere l'articolo troppo lungo lo dividerò in due parti, questa riguarda l'area psicologica.

  Il termine che indica tale atto deriva dalla parola greca autos (me stesso) e dal verbo latino laedo (danneggiare), cioè danneggio me stesso.

  L'individio ferisce il proprio corpo in modo intenzionale e ripetitivo. Questo accade perché la volontà non è quella di uccidersi, bensì quella di alleviare un dolore emotivo.
  Dopo anni ricerche svolte, studiosi del campo hanno suddiviso il disturbo in quattro categorie, delle quali solo le ultime tre sono considerate come vere e proprie forme di autolesionismo:
Nel I caso si riscontrano piercing all'orecchio, mangiarsi le unghie, tatuaggi. Atti accettati e non considerati autolesionistici.
Nel II caso c'è la forma più comune, definita autolesionismo superficiale moderato. Le condotte comprendono azioni come bruciature, bucarsi (anche con piercing), strapparsi i capelli e procurarsi tagli nel corpo con cautela.
Nel III caso è presente il cosiddetto autolesionismo stereotipato, legato a crisi psicologiche o disturbi cerebrali (ritardo mentale, autismo, ...). Viene definito come stereotipato perché l'individuo compie dei veri e propri automatismi, come procurarsi escoriazioni o sbattere la testa contro il muro.
Nel IV caso, il più raro e pericoloso per la salute, e che è prevalentemente manifesto nel sesso maschile, sono comprese azioni di automutilazione maggiore, dall'amputazione di arti all'autocastrazione. Nella maggior parte dei casi i danni sono permanenti e affliggono persone con scompensi psichici.
Sebbene ancora oggi le cause dell'asportazione dell'orecchio (o di una sua parte) non siano chiare, Van Gogh, oltre a essere stato un celebre pittore, è famoso anche per il suo carattere irrequieto e per una sensibilità fuori dal comune.
  Come accennato prima, l'autolesionismo è un caso nel quale il corpo è usato come un foglio di carta, sul quale si imprimono tutti i sentimenti provati. Grazie al corpo fisico è possibile distogliere l'attenzione dal dolore invisibile e indirizzarsi verso un dolore "reale". Spesso questo gesto è usato anche per esprimere una sofferenza che non si riesce a spiegare con parole. Per questo, è errato far equivalere tale atto a un suicidio non riuscito.
Bisogna comunque tenere presente che in alcuni casi l'individuo che ricorre a certe azioni può avere anche idee suicidarie. Pertanto è bene porre molta attenzione sulla salute della persona.
  Tagliarsi rilascia nel corpo l'endorfina. Questa, se non bloccata il prima possibile, può trasformare i diversi casi in delle vere e proprie dipendenze.
  Un pensiero comune all'autolesionismo è che la persona affetta da questo disturbo cerca semplicemente di attirare l'attenzione su se stessa. Tale ragionamento è sbagliato per le motivazioni appena descritte. Inoltre è raro che un individuo mostri i propri segni o cicatrici poiché l'atto stesso è accompagnato dalla vergogna di mostrare un lato di sé così fragile.
  In situazioni così delicate la migliore cosa da fare è chiedere aiuto a specialisti.

Alla prossima settimana con la seconda parte.
  



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